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Scritto da giorgio del ghingaro
Politica
14 Settembre 2024

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Viareggio non è la città della vendetta: è una città solidale che rifugge qualsiasi tipo di violenza. Ha una storia di libertà e di inclusione che rivendica sempre con orgoglio. Il grave fatto di cronaca nera che in questi giorni fa discutere l’Italia intera, ha scosso la nostra comunità nel profondo: le immagini, violentissime, riprese dalle telecamere di sicurezza e rimandate in tutti i tg, nazionali e non, hanno mostrato un episodio che non può e non deve descrivere la nostra città. Vergognosamente si sono alzati cori sguaiati di chi inneggia alla “legge del taglione”: tifoserie e strumentalizzazioni politiche che disegnano una città violenta che non esiste. Come Istituzioni democraticamente elette, non possiamo in alcun modo giustificare la “giustizia fai da te”. Occorre invece il rispetto delle leggi: un principio che vale per tutti. C’è bisogno di una politica, che sia ferma nelle regole ma non lasci indietro nessuno. Servono prevenzione e quando è necessario repressione, ma niente può giustificare un gesto così efferato perché in uno Stato di diritto ogni persona ha la stessa dignità e lo stesso valore.

Le indagini in corso chiariranno tutti gli aspetti e stabiliranno responsabilità e pene, ma resta il fatto che una vita è stata spezzata.

Le tragedie come questa meritano riflessione e silenzio. E rispetto dovuto a tanto dolore.

Le istituzioni e le forze dell’ordine hanno adesso il compito di collaborare per ridare fiducia e speranza ad una città profondamente ferita: per rasserenare l’orizzonte delle donne e degli uomini di Viareggio, e sono tanti, che credono nella giustizia e nella democrazia.

Commento del direttore (ir)responsabile della Gazzetta: Ma perché invece di carabinieri e polizia senza strumenti operativi e legislativi, in mezzo alla strada su Voilanti e Gazzeelle, di notte in pineta e in mezzo a criminali e spacciatori non ci va il primo cittadino di Viareggio? Non è che per aver restituito luminosità e bellezza alla città si può far finta di non vedere in che stato è ridotta sotto il profilo della microcriminalità.

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