Cartelle esattoriali, puoi contestarle in modo facilissimo: non possono chiederti un euro | Ecco il trucco legalissimo

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Cartelle esattoriali: quando sono contestabili - lagazzettadiviareggio.it

Ci sono diverse casistiche in cui il contribuente ha diritto a contestare le cartelle esattoriali: tutto dipende dalla notifica.

Avere debiti con il Fisco non è mai una situazione piacevole, poiché oltre alla possibilità di vedersi un pignoramento, grava su diversi aspetti quotidiani, come la richiesta di un finanziamento o anche solo la volontà di andare all’estero se il debito supera un certo importo.

Per questo motivo il Governo è al lavoro per la nuovissima rottamazione del 2025, che permetterà a molti contribuenti di sanare la propria situazione fiscale senza il peso di interessi o le difficoltà riscontrate nella rottamazione quarter del 2023.

Tuttavia, è bene sapere che le cartelle esattoriali possono essere contestate, per esempio, perché l’ente stesso non ha rispettato le leggi o, durante l’invio del avviso ci sono state anomalie.

Cartelle esattoriali, quando sono contestabili

Sebbene l’Agenzia delle Entrate sia un ente rilevante, è possibile che incappi anch’essa in qualche errore. E quando questo succede, il debitore ha pieno diritto di far valere i propri diritti.

Il primo caso riguarda le imprese, le attività commerciali, i professionisti, enti e associazioni. In tale situazione, la cartella esattoriale può essere inviata via PEC, visto e considerato che queste categorie sono obbligate ad avere un indirizzo di posta certificata. Tuttavia, può capitare che questa posta sia piena o non sia più utilizzata.

In questo caso, il debitore non ha effettivamente ricevuto la notifica e, controllando sul sito dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe accorgersi che la cartella c’è. Tuttavia, visto che sono passati diversi mesi dalla ricezione, non può più contestarla ed è ricca di interessi.

Nel caso in cui la PEC fosse stata piena, il contribuente avrebbe dovuto ricevere per legge un nuovo avviso a distanza di almeno una settimana (tempo che l’avrebbe svuotata); se così non è stato, può fare ricorso all’Agenzia delle Entrate. Discorso diverso se ha cambiato la PEC: in questo caso avrebbe dovuto comunicarlo.

Ma se un qualsiasi contribuente smarrisce l’avviso di giacenza? La questione cambia.

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Cartelle esattoriali, la contestazione – lagazzettadiviareggio.it

Cosa succede se si smarrisce l’avviso di giacenza?

Se un contribuente smarrisce l’avviso di giacenza, la situazione può complicarsi. In genere, la notifica di una cartella esattoriale è valida anche se non si riceve l’avviso, ma la mancanza di quest’ultimo può rendere difficile dimostrare di non essere stati avvisati. In questi casi, il contribuente ha la possibilità di contestare la validità della notifica, ma dovrà presentare prove concrete che attestino la mancata ricezione della comunicazione. L’Agenzia, dal canto suo, cercherà di dimostrare l’effettivo invio e si andranno a scovare le cause.

L’obiettivo, anche in questo caso, è dimostrare di non aver ricevuto la cartella e, dunque, non aver potuto pagarla – o contestarla – nei tempi prestabiliti. Ovviamente in questo caso la procedura è più lunga, per questo è bene tenere spesso monitorata la propria situazione finanziaria sul sito dell’Agenzia Entrate Riscossione.