Agenzia delle entrate, scattano i controlli sui conti correnti: non serve più autorizzazione | Multe senza motivo
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Controlli conto corrente- Foto di cottonbro studio da Pexels-LaGazzettadiViareggio.it
Sono in arrivo ulteriori controlli da parte del Fisco sui conti correnti bancari: ecco cosa può fare l’Agenzia delle Entrate riguardo ai soldi dei contribuenti italiani, anche senza chiedere nessun permesso.
Di recente l’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sui conti correnti dei contribuenti: il monitoraggio si è concentrato in particolare sulle operazioni bancarie che vengono autorizzate quotidianamente.
Grazie all’accesso diretto al Registro dei Rapporti Finanziari, una sezione dell’Anagrafe Tributaria, l’amministrazione fiscale può esaminare movimenti sospetti senza necessità di un’autorizzazione preventiva.
Questo strumento permette di incrociare i dati dichiarati con quelli effettivi e di identificare possibili incongruenze che potrebbero indicare casi evidenti di evasione fiscale ai danni dello Stato.
In particolare, secondo l’art. 32 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, banche e uffici postali sono obbligati a trasmettere ogni anno informazioni dettagliate sui conti correnti dei clienti che vengono sottoposte al vaglio del Fisco.
Come vengono effettuati i controlli dell’Agenzia delle Entrate sui conti correnti
L’Agenzia delle Entrate può decidere di estendere l’analisi dei movimenti fino a cinque anni per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi, mentre per coloro che non l’hanno fatta il periodo di controllo può raggiungere i sette anni. Il controllo è possibile grazie a strumenti automatizzati, come l’anonimometro, un algoritmo in grado di rilevare anomalie nei flussi di denaro senza violare la privacy dei contribuenti. Le informazioni finanziarie a disposizione del Fisco non riguardano soltanto i saldi di conto corrente, ma vengono esaminati anche movimenti bancari, incluse operazioni di accredito e addebito, investimenti in titoli e fondi comuni, l’eventuale presenza di cassette di sicurezza, l’utilizzo di carte di credito, debito e prepagate, comprese le Postepay senza IBAN, gli assegni e le transazioni tra privati.
Questi dati vengono analizzati seguendo l’art. 51 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, che attribuisce all’Agenzia delle Entrate il potere di accedere ai rapporti finanziari dei contribuenti. Anche i conti correnti esteri sono sotto osservazione grazie agli accordi internazionali sullo scambio di informazioni fiscali. Il Common Reporting Standard (CRS), ad esempio, consente la cooperazione tra Stati per il contrasto all’evasione.
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Cosa si rischia di fronte ad un controllo del Fisco e come difendersi
Il controllo dell’Agenzia delle Entrate mette a confronto i dati bancari e le dichiarazioni fiscali: nel caso emergano discrepanze, il contribuente dovrà giustificare i movimenti sospetti. Nel momento in cui non si potrà dimostrare la provenienza lecita delle somme, si rischiano sanzioni fiscali e accertamenti più approfonditi. Gli accertamenti possono estendersi anche ai conti di familiari, soci o amministratori di società.
La sentenza n. 945/2020 della Corte di Cassazione stabilisce la legittimità di questi controlli. I contribuenti hanno, però, tutto il diritto di presentare prove documentali. In questo modo potranno dimostrare che le somme movimentate non rientrano tra i redditi imponibili, come vincite, donazioni o rimborsi di prestiti. La sentenza n. 6407/2022 ha, infatti, sottolineato l’obbligo per il Fisco di motivare ogni accertamento, garantendo al contribuente la possibilità di contestare eventuali irregolarità.