Pensionati, scatta la nuova “tassa Meloni”: dal 1 gennaio 2025 devi pagare | È ufficiale
Con l’aumento delle pensioni, c’è il rischio che venga decurtata una parte dell’assegno: quali sono i cedolini nel mirino.
Con l’arrivo del nuovo anno, per molti pensionati la situazione non sembra migliorare, anzi. L’orizzonte per i più vulnerabili si fa sempre più oscuro, tra bollette che non accennano a scendere e un sistema previdenziale che, purtroppo, non accoglie buone notizie.
I pensionati, che ogni mese sono i primi a vedere il loro assegno accreditato, si trovano ormai a fare i conti con una realtà che non promette nulla di facile. Se da un lato la tredicesima offre un piccolo respiro, dall’altro ci sono le spese impreviste, le tasse che incombono e la necessità di dover accantonare sempre più soldi per far fronte a quello che sarà.
Con l’aumento dei prezzi delle utenze, delle spese sanitarie e dei costi quotidiani, il potere d’acquisto di tanti pensionati è ormai ridotto ai minimi termini. Ecco perché, anche se le festività natalizie hanno portato un po’ di sollievo, il futuro sembra una strada in salita che nessuno può affrontare con serenità. In questo caso, ad essere sotto la lente d’ingrandimento è quella che noi vogliamo chiamare ‘Tassa Meloni’.
Novità pensioni: tra aumenti e tagli
Il 2025 porta con sé qualche segnale positivo, come l’aumento delle pensioni, ma è davvero una vittoria? In molti casi, infatti, non si tratta di un incremento sufficiente per far fronte all’inflazione e ai costi quotidiani, che continuano a salire. La rivalutazione, seppur confermata, si traduce in un piccolo aumento che non fa miracoli. Per molti pensionati, un incremento di pochi euro potrebbe non fare la differenza, considerando l’aumento dei costi generali. Purtroppo, è difficile fare miracoli con numeri così esigui, ma è più facile fare danni.
Inoltre, la realtà è che le pensioni di reversibilità e quelle poco sotto i 1.000 euro, che in molte famiglie rappresentano un sostegno fondamentale, potrebbero subire dei tagli significativi, lasciando senza certezze molti anziani che ormai non hanno più altre fonti di reddito. In alcuni casi, questo potrebbe tradursi in una diminuzione non solo delle entrate familiari, ma anche della qualità della vita. Ma vediamo nel dettaglio.
Il rischio di pignoramenti e maggiori restrizioni
Non sempre gli aumenti sono un bene e ha dimostrarlo sono le leggi sul pignoramento. Una delle preoccupazioni più grandi riguarda infatti il rischio che i creditori possano agire direttamente sull’assegno pensionistico.
Tornando indietro nel tempo, ricorderemo che nel 2022 è stato introdotto un limite di impignorabilità delle pensioni, ovvero una soglia sotto la quale l’importo dell’assegno non può essere toccato.
Se la pensione è inferiore a 1.000 euro, nessun creditore potrà agire su di essa. Se è più alta, la parte eccedente può essere pignorata, ma solo in percentuale. Per esempio, se una pensione è di 1.200 euro, solo i 200 euro in più rispetto ai 1.000 sono a rischio. Dunque, anche ci fosse un aumento, per alcuni pensionati non significherebbe necessariamente un bene.
In tutto ciò è importante precisare che alcune pensioni assistenziali, come l’assegno sociale, sono protette da pignoramento. Tuttavia, trattamenti integrativi come la pensione di reversibilità o pensioni sotto poco sotto i 1.000 euro, quest’anno possono essere soggette.