Disastro Coca Cola, ritiro enorme sul mercato per alto livello di clorato | Rischio di insufficienza renale
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Coca Cola: il maxi ritiro - lagazzettadiviareggio.it
Coca Cola è stata protagonista di un maxi-richiamo a causa dell’elevata presenza di clorato: le bottiglie e lattine interessate.
Come non ricondurre il nome Coca Cola all’iconica bevanda che da quasi 140 anni è presente nelle nostre tavole? Fondata nel lontano 1886, ha saputo conquistare il suo posto nel mercato, diventando una delle aziende più influenti a livello globale, con ben 200 paesi che distribuiscono i suoi prodotti. Ma parlando di Coca Cola, è importante ricordare che il suo portafoglio non si ferma alla soda marrone: l’azienda comprende anche marchi famosi come Fanta, Sprite e Minute Maid.
Nata inizialmente come bevanda digestiva (una sorta di gastroprotettore, per intenderci), oggi si consumano la bellezza di 1,9 miliardi di Coca Cola all’anno, senza dimenticare l’occupazione che ci sta dietro.
Eppure, anche i migliori possono sbagliare. Stavolta, però, la colpa non sembra ricadere direttamente sulla bevanda, ma sull’azienda Coca-Cola Europacific Partners, l’imbottigliatore belga del gigante delle bibite, che ha avviato un’operazione di richiamo dei prodotti.
Coca Cola e le dosi elevate di clorato
Le bottiglie di Coca Cola, insieme a quelle di Sprite, Fanta, Minute Maid, Fuze Tea, Nalu, Royal Bliss e Tropico, sono state ritirate dal mercato a causa di elevati livelli di clorato, una sostanza che, se assunta in dosi elevate, potrebbe avere effetti negativi sulla salute.
In particolare, il clorato può compromettere la capacità del sangue di trasportare ossigeno, portando a problemi seri come l’insufficienza renale. Per questo motivo, l’EFSA ha fissato un limite giornaliero di 36 microgrammi per chilo di peso corporeo, per cercare di ridurre i rischi legati all’esposizione.
Ma non è tutto. Questa sostanza può disturbare l’equilibrio delicato del corpo, rallentando l’assorbimento dello iodio e causando problemi metabolici. I più a rischio, però, sono i veri amanti della bevanda: i bambini (specialmente quelli con carenze di iodio, anche lievi). Secondo l’EFSA, neonati e bambini fino a dieci anni sono i più vulnerabili, e i loro livelli di esposizione possono facilmente superare il limite di sicurezza.
È importante notare, però, che a essere coinvolti sono solo alcuni lotti, e non l’intera produzione delle bibite gasate.

Richiamo Coca Cola: i lotti e i Paesi europei interessati
Coca-Cola Europacific Partners ha avviato un’ampia operazione di richiamo nel mercato europeo. Le lattine e le bottiglie con un alto contenuto di clorato coinvolte sono quelle distribuite in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Francia, Lussemburgo e Regno Unito. I lotti interessati, identificabili dai codici di produzione compresi tra 328 Ge e 338 Ge, sono stati immessi sul mercato a partire dalla fine di novembre.
Coca-Cola Europacific Partners ha comunicato di aver già tolto dagli scaffali gran parte delle bevande incriminate. “Non abbiamo una cifra precisa, ma è chiaro che si tratta di una quantità considerevole,” ha dichiarato un portavoce all’Afp. Nonostante questo, il richiamo prosegue per rastrellare ogni singola confezione ancora in circolazione.