Agenzia delle entrate, addio prescrizione: da ora devi pagare tutto | È arrivata la sentenza
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Agenzia Entrate Riscossione, attenzione alla prescrizione - lagazzettadiviareggio.it
L’ultima sentenza ha stabilito quando decade la prescrizione pur non avendo ricevuto notifiche e solleciti nel corso dell’anno.
La prescrizione è sempre stata un diritto di qualunque cittadino che, dopo anni dal debito, non ha ricevuto alcun avviso o sollecito di pagamento. Questa decadenza ha tempistiche differenti, dai 3 anni (per i tributi locali TARI, IMU Ecc.), a 10 anni.
Prendendo l’esempio della TARI non pagata, non importa se questa sia ancora affidata agli enti territoriali o all’Agenzia delle Entrate. Con un’unica differenza: se non si ricevono solleciti di pagamento, ma la tassa entra in cartella esattoriale, riparte i conteggio della prescrizione da quel momento. Insomma, tutto molto complesso, ma con dei concetti che, una volta compresi, diventano semplici. Il nostro obiettivo è proprio quello di semplificare.
Il motivo? Può capitare di avere tutte le carte apparentemente in regola per ottenere una prescrizione e, una piccola azione passata inosservata possa bloccare il diritto alla prescrizione. E visto che la prescrizione è un diritto, ma impugnare una causa contro l’ente è una procedura accurata, è bene fare attenzione per non perdere tempo a vuoto.
Prescrizione dei debiti: cosa sapere prima di agire
Quando si pensa di far valere la prescrizione su una cartella esattoriale, è fondamentale considerare diversi aspetti. Uno dei più delicati riguarda la richiesta di rateizzazione: spesso chi la presenta non sa che questa scelta può incidere in modo determinante sui termini di prescrizione. La Cassazione, con l’ordinanza n. 27504 del 23 ottobre 2024, ha chiarito che la rateizzazione interrompe la prescrizione e rappresenta un riconoscimento del debito, sanando eventuali problemi di notifica.
Un contribuente, in quel frangente, aveva impugnato diversi avvisi di intimazione, sostenendo di non aver mai ricevuto le cartelle esattoriali corrispondenti. Tuttavia, risultava che avesse richiesto una rateizzazione, poi decaduta per mancato pagamento. La Corte ha stabilito che questa richiesta equivale a un riconoscimento del debito, rendendo irrilevante qualsiasi vizio di notifica. E qui un dubbio sorge spontaneo: quando conviene avvalersi della rateizzazione e quando, attendere l’eventuale prescrizione?
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Quando conviene la rateizzazione
La scelta tra attendere la prescrizione o rateizzare dipende dalla propria situazione. Se non sono state ricevute notifiche ufficiali, potrebbe essere più conveniente aspettare. Se non si è in una situazione di urgenza, conviene attendere.
Con la nuova normativa, più passa il tempo, più aumentano le possibilità di ottenere piani di dilazione più lunghi e sostenibili. Nel dettaglio, L’art. 19 del D.P.R. n. 602/1973, modificato dal D.Lgs. n. 110/2024, prevede che i contribuenti in difficoltà economica possano chiedere la rateizzazione delle somme iscritte a ruolo fino a un massimo di 120.000€ per ciascuna richiesta. Le nuove condizioni sono:
- 84 rate mensili per le istanze presentate nel 2025 e 2026;
- 96 rate per quelle inoltrate nel 2027 e 2028;
- 108 rate per le richieste successive al 1° gennaio 2029.
Discorso diverso se si riceve un avviso di pignoramento: in questo caso è meglio agire subito per ovvie ragioni. Ovviamente, consultare un esperto fiscale è sempre la scelta migliore, perché come abbiamo visto, nulla va mai dato per scontato.