Agenzia delle Entrate 2025, con le cartelle non si scherza più: pignoramenti a catena a tutti i cittadini | Meglio scappare
Il nuovo anno porta con sé diverse sfide fiscali, specialmente per chi ha debiti pendenti con l’Agenzia delle Entrate: tutte le novità.
L’anno nuovo porta con sé una novità che può far tremare chi ha ancora debiti da saldare con il Fisco. Dal 2025, le cartelle esattoriali non saranno più facili da ignorare, soprattutto per chi non ha intenzione di affrontare la situazione.
Tuttavia, non tutto è negativo: la riforma introduce anche alcune opportunità per i debitori in difficoltà, prevedendo un discarico delle cartelle per chi non possiede beni o entrate. In questo contesto, è importante conoscere le nuove regole per affrontare correttamente la situazione se non si vuole andare incontro a spiacevoli sorprese. Cerchiamo dunque di fare il quadro della situazione in questo anno appena iniziato.
Debiti, nuove regole dal 2025: cosa cambia realmente per chi non paga
Dal 1° gennaio 2025 sono entrate in vigore delle modifiche significative nella riscossione dei debiti, con un focus particolare sulle cartelle esattoriali. Se finora chi non riusciva a saldare i propri debiti si trovava ad affrontare misure drastiche come pignoramenti, fermi amministrativi e ipoteche, ora la situazione si fa più complessa per alcuni, mentre per altri potrebbe presentare nuove opportunità.
Il concetto principale alla base della riforma è quello di ridurre le azioni invasive nei confronti di chi è effettivamente nullatenente, ovvero chi non ha beni pignorabili o redditi. Questo significa che, se la situazione economica è davvero critica, le cartelle che risultano impossibili da riscuotere saranno cancellate prima del previsto.
Ma attenzione, questa protezione riguarda principalmente chi non ha nulla da offrire al Fisco. Anche se una parentesi va fatta: il rimborso del 730 può essere bloccato dall’Agenzia delle Entrate Riscossione se il contribuente ha debiti fiscali pendenti. Questo avviene quando il Fisco rileva un debito non saldato e decide di compensarlo con il rimborso spettante.
Per chi è in grado di pagare, invece, il rischio di pignoramenti diventa concreto e in alcuni casi potrebbe scattare un vero e proprio meccanismo a catena.
Questo concetto espande il campo d’azione dell’Agenzia delle Entrate, che ora avrà la possibilità di agire con maggiore decisione contro chi può permettersi di pagare, ma non lo fa. Il rischio per molti è che, trascorsi i 60 giorni dalla notifica della cartella, possano partire in serie pignoramenti su beni mobili, immobili e persino su stipendi. A questo punto, conviene indubbiamente una rateizzazione. Ma vediamo nel dettaglio.
Come affrontare il pignoramento: la rateizzazione come soluzione
Il pignoramento è una delle paure più frequenti tra i debitori e, se non si possiedono beni intestati, l’Agenzia delle Entrate può procedere con il pignoramento dello stipendio.
Supponiamo che un lavoratore guadagni 1.500€ al mese. Se il debito è di 5.000€ e non c’è richiesta di rateizzazione, l’Agenzia delle Entrate potrà pignorare 1/5 delle somme eccedenti i 1.000€ di stipendio, ossia 100€ al mese. Rateizzando il debito, ancora meglio se si dimostra di essere in condizioni economiche svantaggiate, la rata mensile si può dimezzare arrivando a circa 41,67€ al mese con 120 rate. Ovviamente ogni calcolo è a sé, ma è bene tenere conto di questa opportunità.