Fermo amministrativo, lo stanno mettendo a tutti per questa stupidaggine: te lo ritrovi senza che nessuno te lo comunica
In questo 2025 sarà molto semplice cadere nella trappola di un fermo amministrativo: può sembrare una stupidaggine, ma non lo è.
Il 2025 sta per iniziare, con tutti i buoni propositi del caso e anche qualche novità a livello fiscale. Tra le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, che sottolinea come l’anno nuovo sarà più stringente per gli evasori, emerge un piccolo inconveniente, almeno per i debitori.
Si tratta della facilità maggiore nel cadere vittima del fermo amministrativo del proprio mezzo.
Prima di addentrarci in questa novità tutt’altro che rassicurante, è bene fare il punto della situazione e capire in cosa consiste il fermo e come viene applicato.
Fermo amministrativo: quando si riceve e cosa succede
Il fermo amministrativo, spesso confuso con la confisca del mezzo, non è altro che una misura cautelare utilizzata dall’Agenzia delle Entrate Riscossione per garantire il pagamento di un debito.
Può scattare per multe non pagate, tasse arretrate o altre pendenze con lo Stato. Quando un veicolo è sottoposto a fermo, non può essere utilizzato, lasciato in sosta su suolo pubblico, rottamato o esportato.
Dopo la notifica di una cartella esattoriale, si hanno 60 giorni per saldare il debito o chiedere una rateizzazione. Se ciò non avviene, viene inviato un preavviso di fermo. Trascorsi 30 giorni senza pagamento, il blocco diventa esecutivo e viene registrato al Pubblico Registro Automobilistico (PRA).
Usare un mezzo sottoposto a fermo è estremamente rischioso. Le multe possono arrivare fino a 7.937 euro, con sanzioni accessorie come confisca del veicolo e revoca della patente. Anche non custodire adeguatamente il mezzo può costare caro, con ulteriori sanzioni fino a 3.105 euro e la sospensione della patente per un massimo di tre mesi.
Debiti minimi, grandi problemi nel 2025
Con l’arrivo del 2025, il rischio di incorrere in un fermo amministrativo si estende anche a debiti di lieve entità. A differenza di quanto avveniva con Equitalia, che applicava limiti minimi per il fermo, oggi l’Agenzia delle Entrate Riscossione non prevede soglie minime. Questo significa che anche un debito irrisorio può portare al blocco del veicolo.
Facciamo un esempio pratico: un’infrazione al Codice della Strada con una multa non pagata di poche decine di euro può evolvere, tra interessi e spese di riscossione, in un fermo amministrativo. Non solo: molti contribuenti non vengono adeguatamente informati sull’imminenza del blocco, trovandosi con l’auto bloccata senza preavviso chiaro.
Per non incappare in questa misura, è dunque fondamentale monitorare eventuali notifiche di cartelle esattoriali o multe non pagate; regolarizzare i debiti entro i termini indicati, preferibilmente richiedendo una rateizzazione.
E infine, molto importante, controllare periodicamente la propria posizione presso il PRA, specialmente se si sospettano pendenze.